Bruxelles – In un momento in cui i Paesi membri dell’Unione europea tendono a reagire alla crisi dei migranti chiudendosi all’interno delle loro frontiere e irrigidendo le politiche di accoglienza, il Portogallo fa l’esatto opposto: non solo afferma di poter gestire, ma anche di volere l’arrivo di migranti nel Paese. Il premier socialista Antonio Costa ha dichiarato di essere contrario ad una Europa che chiude le sue frontiere per bloccare l’accesso ai rifugiati e, mettendo in pratica le sue parole, ha indirizzato una lettera ad Austria, Grecia, Italia e Svezia (cioè i Paesi che hanno dovuto fronteggiare i maggiori flussi di persone) offrendosi di ricevere più di 5.800 rifugiati, oltre ai 4.500 che aveva già accettato prendendo parte al sistema di relocation concordato a livello europeo.
Per quanto la prima motivazione sia quella di aiutare i rifugiati che richiedono asilo, il Portogallo ha anche valutato il vantaggio economico che l’afflusso di migranti porterebbe al Paese. Sebbene sia necessario sostenere una spesa iniziale per fare in modo che questi possano apprendere la lingua, formarsi professionalmente e vedere riconosciute le loro competenze, secondo Lisbona i nuovi arrivati finirebbero per costituire un potente elemento a favore dello sviluppo economico, contrastando gli squilibri demografici causati dall’invecchiamento della popolazione.
Fin ad ora il Portogallo non ha quasi ricevuto domande di protezione internazionale, poiché le rotte migratorie non toccano il suo territorio (da un punto di vista storico è sempre stato un Paese di emigrazione). Nella parte più occidentale della penisola iberica si stanno elaborando e applicando piani di intervento locale a favore della ripopolazione delle zone desertiche, incoraggiando lo sviluppo delle regioni ed esaltando le opportunità legate ai mestieri agricoli e a quelli direttamente connessi, come la lavorazione della terra e il commercio agricolo. Sono questi i settori maggiormente abbandonati, soprattutto dai giovani, verso i quali si cerca di indirizzare i migranti tramite corsi di formazione tecnica. E per quanto una parte della popolazione sostenga il valore che i rifugiati potrebbero avere nella ripresa economica del Paese, un’altra parte continua a manifestare contro il loro arrivo, per paure legate a possibili infiltrazioni terroristiche e alla perdita di posti di lavoro.