Bruxelles – Doveva essere una discussione piuttosto semplice quella sull’immigrazione. Nel Consiglio europeo dedicato alle trattative con la Gran Bretagna per evitare la Brexit, il tema doveva essere affrontato in maniera veloce, facendo il punto sull’attuazione del piano europeo per far fronte alla crisi dei rifugiati e dando un segnale che si intendeva davvero portare a termine gli impegni presi. Anche perché a causa degli attentati ad Ankara la visita del premier turco Ahmet Davutoğlu era stata annullata. I capi di Stato e di governo hanno deciso che per questo a inizio marzo ci sarà un altro summit con la Turchia.
A inizio giornata tutto lasciava intendere che la riunione sull’immigrazione sarebbe stata breve e indolore, ma invece la discussione si è animata perché sul tavolo è arrivata la decisione del cancelliere austriaco Werner Faymann di imporre un tetto al numero di rifugiati che il Paese è disposto ad accogliere. Una scelta che non è piaciuta alla maggior parte degli Stati e che in giornata era già stata criticata dalla Commissione europea che ha ricordato l’obbligo legale di accettare ogni richiesta di asilo che venga fatta sul suo territorio e che ha parlato di violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, della convenzione di Ginevra e dell’articolo 18 della carta dei diritti fondamentali dell’Ue. E così la riunione è andata avanti per 6 ore, e in alcuni momenti anche in maniera piuttosto animata. La decisione dell’Austria “ha sorpreso molti dei partecipanti”, ma “non definirei accesa la discussione, abbiamo avuto uno scambio di opinioni e alla fine abbiamo concordato delle conclusioni”, ha dichiarato al termine della riunione la cancelliera Angela Merkel. E il testo delle conclusioni non contiene alcun accenno alla vicenda, al contrario di quanto avrebbe voluto qualcuno dei leader. Senza citare direttamente Vienna, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha sottolineato che il Consiglio ha ribadito “all’unanimità” che la risposta alla crisi dei rifugiati “deve essere europea”, e che le risposte “solo nazionali non sono raccomandabili”. Tutti, ha garantito Juncker, hanno convenuto sulla necessitò “che bisogna procedere con il meccanismo di ricollocamento dei rifugiati”.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è limitato a parlare di “qualche timido passo in avanti” sul tema dell’immigrazione. Durante la riunione a quanto pare il suo intervento principale è stato rivolto contro quei Paesi che non vogliono accettare di accogliere i rifugiati che dovrebbero partire da Italia e Grecia. Renzi avrebbe minacciato di smettere di essere solidale a sua volta, riferendosi alla programmazione dei fondi comunitari 2020 e al fatto che il nostro è uno dei Paesi che contribuiscono maggiormente, mentre quelli dell’Est, che i migranti non li vogliono accogliere, sono i principali beneficiari.