Roma – In Italia si continua a morire d’amianto. Vittime non solo gli ex operai dell’Eternit, ma anche centinaia di nostri militari. Le cifre che vengono del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, parlano chiaro: tra il gennaio 1996 e il primo quadrimestre 2015 risultano 405 casi di “malattia asbesto correlati” con 211 decessi nello stesso periodo..
A sollevare il caso una interrogazione del deputato pentastellato e vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che sottolinea il silenzio – o quanto meno le difficoltà a trovare dati – sulle vittime dell’amianto (o anche asbesto) tra le Forze armate. Bisogna dire che le manifestazioni cliniche più eclatanti dell’asbestosi (insufficienza respiratoria o cardiorespiratoria) impiegano anni per manifestarsi e compaiono anche dopo trent’anni dall’iniziale esposizione all’amianto. In Italia con la legge 257 del 1992 è stato vietato il commercio e la produzione di amianto ed è stata intrapresa un’opera di bonifica nelle zone considerate ad alto rischio.
E l’amianto continua a colpire tra i militari. E’ il ministro a fornire i dettagli, rispondendo ai chiarimenti sollecitati da Di Maio: 45 decessi in Aeronautica, 50 nei Carabinieri, 39 nell’Esercito e 77 nella Marina Militare tra il 1996 e aprile di quest’anno. Appunto: 211 morti. Ma lo stesso ministro Pinotti puntualizza che proprio a causa della lunga latenza delle conseguenze all’esposizione dell’amianto “eventuali patologie non vengono segnalate alla sanità militare”. E questo lascerebbe intendere (anche se Il ministro non lo dice) che il numero di casi e quindi delle vittime potrebbe essere anche superiore.
In ogni caso al 30 aprile di quest’anno erano state presentate 602 istanze dal personale militare (o dai loro superstiti) che ammalatosi per le patologie di asbesto correlate hanno fatto domanda di equiparazione alle vittime del dovere. Ebbene, di queste oltre un terzo (243) sono state definite con esito positivo, 256 sono in fase di istruttoria e 103 respinte.
Pinotti rassicura sulla possibilità che ancora oggi i nostri militari possano essere esposti all’amianto. In Marina “non esistono fonti di contaminazione di amianto sulle unità navali costruite dopo i 1992” e quelle eventualmente presenti nelle navi costruite prima di quella data “sono state confinate e messe in sicurezza”. In ambito Esercito “con riferimento ai veivoli/sistemi missilistici non sussistono parti contenenti amianto”. Quanto ai Carabinieri, “è in corso la sostituzione di circa 100 guarnizioni interne utilizzate a bordo degli aeromobili”. infine, “in Aeronautica militare fin dal 1991 è stata avviata la sostituzione delle parti contaminanti e per alcune linee di aeromobili è tuttora in corso”.
Comunque, puntualizza Pinotti, i dati sono facilmente reperibili attraverso bollettini e articoli pubblicati sul “Giornale di medicina militare” o su altre riviste scientifiche.