Bruxelles – La Turchia “non è un campo di concentramento” e non ospiterà in modo permanente i migranti per assecondare l’Unione europea, che le chiede di bloccare il flusso di profughi verso il suo territorio. Dopo avere incontrato ieri ad Ankara la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier turco Ahmet Davutoglu, gela l’Unione europea che da settimane lavora ad un accordo con il Paese per gestire la crisi dei rifugiati. “Non possiamo accettare – chiairsce Davutoglu in un’intervista televisiva – un accordo del tipo ‘Dateci il denaro e li terremo qui in Turchia’. La Turchia non è un campo di concentramento”. Un concetto che il premier turco assicura di avere chiarito anche alla cancelliera: “L’ho detto anche alla Merkel – prosegue – nessuno deve aspettarsi che la Turchia si trasformi in un campo di concentramento dove rimangono tutti i rifugiati”.
Bene invece, secondo Davutoglu, le “risposte positive” arrivate dall’Ue alla richiesta di Ankara di accelerare sulla liberalizzazione dei visti. In cambio, “l’immigrazione illegale sarà tenuta sotto controllo nel modo opportuno e si definiranno meccanismi congiunti” per gestire il flusso di profughi dalla Siria. Con Merkel, riporta il premier, “abbiamo parlato di tre miliardi di euro” di aiuti che dovrebbero arrivare dall’Ue alla Turchia, ma, avverte Davutoglu “non si tratta di una somma fissa, le nostre esigenze finanziarie potrebbero aumentare”.
Dopo la visita della cancelliera tedesca, che oggi è stata oggetto di una conversazione telefonica tra la stessa Merkel e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, domani il ministro turco per gli affari Ue, Beril Dedeoglu, sarà a Bruxelles dove incontrerà la commissaria Ue per il Budget, Kristalina Georgieva, il commissario a Vicinato e allargamento Johannes Hahn e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. “La visita della cancelliera – spiega il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas – si iscrive pienamente nel quadro delle decisioni del Consiglio europeo e rafforza gli sforzi Ue per arrivare ad un contratto di fiducia reciproca tra Bruxelles e Ankara”. Sforzi che, sottolinea il portavoce “si stanno intensificando”.