Fin dal suo lancio la Commissione europea non l’ha riconosciuta come accettabile, eppure la petizione, o meglio la proposta di legge di iniziativa popolare, che chiede di fermare i negoziati sul Ttip, il trattati di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, continua a raccogliere sostenitori. Le persone che hanno firmato da tutta l’Unione europea sono ora oltre un milione e mezzo, con la Germania a tirare le fila degli scontenti, facendo in pratica quasi tutto il lavoro da sola: le firme raccolte nel Paese sono state quasi 934mila, ben il 1298% rispetto alla soglia fissata al lancio dell’iniziativa, che era di di 72mila firme. Subito dopo, tra i maggiori oppositori del trattato, c’è la Gran Bretagna, con più di 212mila firme raccolte, il 387% rispetto alle previsioni iniziali di 54.740. Tra i più attivi nella campagna poi Francia, Spagna Belgio, Olanda, Austria, Slovenia e Finlandia (guarda la mappa completa). E l’Italia? Beh nel Bel Paese la petizione non ha riscosso un grande successo, anzi è stata piuttosto ignorata e l’hanno firmata solo 14.456 persone, un misero 26% rispetto alla soglia fissata al lancio di 54.750 firme. In proporzione, rispetto al rapporto tra previsione iniziale e risultato finale, un risultato peggiore c’è stato solo in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia.
Il milione di firme, raggiunto già a dicembre, è la soglia richiesta dalla Commissione europea per introdurre una proposta di direttiva di iniziativa popolare. La Stop-TTIP Alliance, organizzazione che riunisce oltre 200 associazioni da tutta Europa, il 15 luglio scorso aveva introdotto la petizione che chiedeva di annullare i negoziati del Ttip e del Ceta (il trattato di libero scambio col Canada) per “impedire che gli standard dei diritti su lavoro, sociale, ambientale, privacy e norme di consumo vengano abbassati e i servizi pubblici (come l’acqua) e dei beni culturali vengano deregolamentati in negoziati non trasparenti”. Ma l’iscrizione nel registro delle iniziative popolari venne rifiutata in quanto, spiegò l’esecutivo, “la proposta d’iniziativa esula manifestamente dalla competenza della Commissione di presentare una proposta di atto legislativo dell’Unione ai fini dell’applicazione dei trattati”. Gli organizzatori anche dopo la bocciatura hanno però continuato a raccogliere firme per “dimostrare quanto è forte l’opposizione dell’opinione pubblica”.