Il trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione europea (Ttip) non mira ad armonizzare le legislazioni dei due continenti in materia ambientale, di lavoro e di politiche alimentari. Lo ha dichiarato la commissaria al Commercio, Cecilia Malmström, intervenendo a un dibattito sul tema organizzato al Parlamento europeo. Per la commissaria armonizzare le legislazioni “è troppo difficile”, e per questo semplicemente “non lo faremo”, e l’argomento non è sul tavolo.
In Europa, sottolinea Malmström, “abbiamo ad esempio migliori standard sul lavoro, ma non per questo possiamo pensare che alzeremo quelli statunitensi”, trovando un accordo attraverso il Ttip, perché questo “non succederà”, così come, all’inverso, il vecchio continente “non abbasserà i suoi di standard”. Al massimo “proveremo a interagire sulla corporate responsibility”, e se un’azienda statunitense aprirà delle filiali in Europa “dovrà rispondere alle nostre leggi”, assicura.
La Malmström ha parlato anche della clausola investitore-Stato, l’Isds, che ha definito “un degli argomenti più tossici” su questo dossier, viste le tante opposizioni e le differenti visioni su questo spinoso argomento. Il tema comunque “è nel mandato” negoziale e c’è molto da discutere visto che gli arbitrati tra aziende e Stati al momento “non funzionano bene, sono vecchi e ci son rischi di abusi”, ma non bisogna dimenticare, secondo la commissaria, che “nel 90% dei casi l’anno scorso si trattava di questioni amministrative”, e non quindi legate al diritto nazionale.
Gli Isds sono stati inseriti anche nell’accordo di libero scambio con il Canada, il Ceta, dove per Malmström “li abbiamo resi più trasparenti e messo in chiaro che non possono essere usati per questioni legate ai diritti dei cittadini”. Tra qualche mese comunque l’esecutivo presenterà la sua posizione, “non so se ci riusciremo, ma dobbiamo provarci, dobbiamo mirare a unificare questa questione”, dichiara ancora la commissaria secondo cui l’Europa ha davanti a sé “una opportunità fantastica per semplificare e aumentare gli scambi tra due grandi economie”. “Ci possiamo riuscire”, conclude, aggiungendo però che da parte di tutti “c’è bisogno di avere anche un poco di fiducia, e di capire che lo facciamo per il bene dei cittadini. Questa non è una cospirazione per distruggere la democrazia”.