Dal primo gennaio di quest’anno, ogni camionista che transita per la Germania dovrà ricevere un salario minimo di almeno 8,50 euro l’ora lordi. Attenzione, non si parla soltanto di camionisti tedeschi ma di chiunque, di qualunque nazionalità, conduca per lavoro un automezzo sul territorio tedesco. La misura, che riguarda sia trasporti internazionali con origine o destinazione in Germania, sia il semplice transito, sia il cabotaggio (cioè il trasporto di merci tra due punti del territorio nazionale effettuato da un’azienda non residente) è prevista dalla legge sul salario minimo in Germania che esiste dallo scorso luglio ma è divenuta effettiva da inizio 2015. Una legge nazionale che però sta creando scompiglio a livello europeo, visto che diversi Paesi vicini alla Germania rischiano di avere conseguenze non trascurabili.
Ad esempio: se per un lavoratore tedesco il salario minimo è di 8,50 euro all’ora, ben diverse sono le condizioni per un lavoratore polacco, la cui paga minima è ferma all’equivalente di circa 400 euro al mese. Ma se il lavoratore polacco in questione è un camionista che si trova a transitare per la Germania, ecco che le cose cambiano. Già, perché o la paga dell’autotrasportatore risponde ai criteri stabiliti da Berlino (almeno per le ore di lavoro in Germania) o le autorità tedesco multeranno l’azienda straniera, con sanzioni fino a 30 mila euro.
Un’idea che piace decisamente poco alle imprese di altri Paesi, tra cui Polonia e Ungheria, che si sono già rivolti alla Commissione europea per capire se la misura sia in linea con le regole comunitarie. “La Commissione ha preso nota che la Germania ha introdotto come ventiduesimo Paese Ue il salario minimo e gli impegni sulle politiche sociali della Commissione sono rispettati”, spiega Christian Wigand, portavoce per il lavoro dell’esecutivo comunitario. Tuttavia, ammette, “alcuni aspetti della legge nel settore trasporti sono stati portati alla nostra attenzione da diversi Stati membri e anche da alcuni rappresentanti del settore trasporti” e ora la Commissione sta “seriamente valutando queste preoccupazioni”. Secondo i media polacchi la Commissione avrebbe anche già inviato al governo tedesco una domanda di chiarimenti, firmata dalla commissaria polacca per il mercato interno, Elżbieta Bieńkowska. Per ora Bruxelles non lo conferma ma anticipa che la prossima settimana la commissaria al lavoro, Marianne Thyssen e quella ai trasporti Violeta Bulc saranno a Berlino per una visita già pianificata da tempo, ma “ne approfitteranno per continuare a discutere del tema”.