I membri del gruppo “Arctic 30” rischiano 7 anni di carcere dopo aver protestato pacificamente per le trivellazioni della Gazprom nell’area artica. Potočnik: “accuse manifestamente sproporzionate”
Dopo aver ricevuto il sostegno di 11 premi nobel, leader europei, extraeuropei e di gran parte della comunità internazionale, anche l’Unione europea si unisce al coro di solidarietà nei confronti degli “Arctic 30”, i 28 attivisti di Greenpeace ed i due giornalisti freelance che si trovano da un mese fermi nelle carceri russe. Fino a ieri, su di loro pendeva l’accusa di “pirateria”, un reato sanzionato dal diritto russo con una condanna tra i 10 e i 15 anni di carcere. Oggi, l’accusa è stata ridimensionata a “vandalismo”, un reato che comunque potrebbe comportare una condanna fino a 7 anni di carcere. Gli attivisti, il fotografo ed il video giornalista freelance, sono stati arrestati lo scorso 18 settembre dalle autorità di polizia russa a seguito di una protesta pacifica contro la Gazprom, il colosso dell’estrazione energetica che ha avviato dei piani di trivellazione nella zona dell’Artico.
A parlare a nome della Commissione è stato Janez Potočnik, commissario europeo all’ambiente, intervenuto ieri al Parlamento europeo a Strasburgo. “Mentre la nostra immediata preoccupazione va alla detenzione ed alle accuse manifestamente sproporzionate rivolte ai detenuti, non dobbiamo comunque perdere di vista la questione verso la quale queste persone stavano attirando la nostra attenzione: come assicurare che le attività economiche nell’Artico non danneggino i fragili equilibri dell’ecosistema di questa regione.
“Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto significativo sull’ecosistema dell’artico – ha aggiunto Potočnik – e lo sfruttamento delle risorse naturali della regione pone una minaccia aggiuntiva se non avviene in modo sostenibile, con tutte le necessarie precauzioni, e consultando le popolazioni locali. Non possiamo neanche immaginare l’impatto che avrebbe una fuoriuscita di petrolio nell’Artico, le difficoltà e i costi dell’eventuale bonifica”. Nonostante si sia dichiarato rammaricato per la situazione, Potočnik ha comunque rilevato che la Russia si è dichiarata “aperta ad una soluzione” del caso. “Questo dà speranza per un esito positivo”, ha concluso.
Per Greenpeace il riconoscimento da parte dell’Unione Europea della pericolosità delle trivellazioni nell’Artico “è molto importante”, così come il fatto che sia stata espressa preoccupazione per attivisti e giornalisti ancora in carcere. Il direttore dell’unità europea di Greenpeace, Jorgo Riss, ha commentato: “È incoraggiante vedere che l’Ue riconosce i pericoli della trivellazione in un ambiente ostile come quello dell’Artico. Accogliamo con favore la preoccupazione dell’Unione per le persone che hanno protestato contro i piani di Gazprom e ci auguriamo che il crescente supporto mondiale ci aiuterà a ottenere la liberazione dei nostri attivisti e dei giornalisti al più presto.”
Knut Fleckenstein, membro della delegazione Ue-Russia al Parlamento Europeo ha assicurato che solleverà il caso alla riunione con i parlamentari russi prevista a Mosca la prossima settimana. Oltre 90 eurodeputati di 20 Paesi e di 7 differenti partiti hanno chiesto il rilascio immediato degli “Arctic 30”, chiedendo anche il bando delle trivellazioni nella zona dell’Artico.
Marco Frisone