Dalla prima sentenza, nel 2010, la regione non ha risolto il problema e non ha escluso “nuove emergenze”. Se le norme non saranno rispettate, la sanzione crescerà di 250 mila euro al giorno
Almeno 30 milioni di euro per le violazioni passate più una nuova multa di 250 mila euro, ogni singolo giorno, dal momento in cui la Corte di giustizia Ue condannerà l’Italia per la seconda volta. Tanto costa all’Italia la cattiva gestione dei rifiuti in Campania. Un conto salatissimo per uno smaltimento che, contrariamente al diritto dell’Unione, “mette in pericolo la salute umana e l’ambiente” e per cui oggi la Commissione europea ha deciso di deferire nuovamente l’Italia a Lussemburgo.
Alla base della decisione il “prolungato inadempimento” del nostro Paese in questa materia. La prima pronuncia risale a marzo 2010, quando la Corte aveva espresso preoccupazione per “l’assenza di una rete di dispositivi di smaltimento”. Rete che ad oggi non è ancora stata costruita. Durante tutto questo periodo la Commissione si è tenuta costantemente in contatto con le autorità italiane ma i progressi, che pure ci sono stati, non sono sufficienti a “escludere nuove emergenze”.
A gennaio 2012 l’Italia ha adottato un nuovo piano di gestione dei rifiuti per la Campania e a giugno ha presentato un programma di misure per gestire il problema rifiuti fino al 2016, quando dovrebbero entrare in funzione i nuovi impianti di trattamento. Nel frattempo, dall’estate 2011, le autorità campane ci hanno messo una pezza, dirottando grandi quantità di rifiuti verso altre regioni: una soluzione “meramente temporanea” e che “non risolve in modo adeguato i problemi endemici di questo territorio”, evidenzia però la Commissione.
A mettere il carico sulle preoccupazioni dell’Europa ci sono poi i ritardi nella costruzione di quegli impianti, inceneritori e discariche, che dovrebbero essere pronti per la fine del 2016. Un traguardo, che alla Commissione sembra ormai irrealizzabile: “Il rischio – scrive – è che molte delle installazioni non siano pronte” per quella data e cioè “in tempi ancora ragionevoli dalla prima sentenza della Corte”. E ancora l’esecutivo Ue si chiede cosa sarà di quei sei milioni di tonnellate di rifiuti imballati e stoccati presso vari siti della Campania, in attesi di un incenerito che deve essere ancora costruito. Nulla valgono, di fronte a questo, i piccoli progressi fatti sotto il profilo della raccolta differenziata. Irrisori, se si pensa che ad esempio a Napoli, la città della Campania che produce la maggiore quantità di rifiuti, si è ancora fermi ad un tasso di differenziata del 20%.
Così Bruxelles ha deciso di usare il pugno duro e ha proposto che venga comminata all’Italia una sanzione pecuniaria giornaliera di 256.819 euro ogni giorno, da quanto sarà confermata la seconda sentenza della Corte fino a che il Paese non si metta in regola. Ma da pagare c’è anche una sanzione forfettaria di 28.090 euro per ogni giorno trascorso tra le due sentenze. Calcolando che sono già trascorsi più di tre anni dalla prima condanna, la multa dovrebbe essere di almeno 30 milioni di euro.
Letizia Pascale