I francesi creano un premio dedicato alla sua memoria, il Parlamento europeo raccoglie e fa diventare norma il suo metodo di lavoro
Giovanni Falcone e Roberto Saviano. La lotta degli italiani contro il cancro che si portano dentro è riconosciuta anche in Europa, al punto che l’intitolazione di un premio e il suo destinatario si confondono. Lo scorso anno, a 20 anni dalla strage di Capaci l’associazione francese “Justice et democratie” ha inaugurato un nuovo premio “Giovanni Falcone”, annuale, che sarà consegnato a chi si è particolarmente distino nella lotta alla criminalità organizzata. La prima edizione è stata lo scorso ottobre ed il premiato Roberto Saviano. La cerimonia si è svolta al Consiglio d’Europa, a Strasburgo a margine di un forum internazionale si questo tema, ma lo scrittore italiano non poté intervenire, la polizia francese non fu in grado di garantire la sua sicurezza.
Oggi sono passati 21 anni dal quel 23 maggio in cui il magistrato fu ammazzato insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, “il metodo del giudice Falcone di fare lotta alla mafia, seguendo la ‘scia dei soldi’ e aggredendo i patrimoni illeciti delle cosche, rappresenta il punto di partenza di un nuovo approccio europeo nel contrasto alla criminalità organizzata che oggi registra una dimensione transnazionale e non risparmia nessun ambito della società civile e dell’economia”, spiega Salvatore Iacolino, Relatore permanente della Commissione Speciale del Parlamento europeo contro la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Nell’organismo parlamentare si è “voluto definire una più omogenea disciplina europea in materia di riciclaggio che consentirà, linea con le intuizioni investigative di Falcone – dice Iacolino – di contrastare in maniera più efficace gli intrecci tra crimine organizzato e sistema economico-finanziario”.
“Giovanni Falcone ci ha lasciato in eredità la forza e il dovere di combattere la mafia a tutti i livelli politici e istituzionali”, Giovanni La Via, capo delegazione italiana del Ppe ricorda così il magistrato ucciso da cosa nostra. “Oggi –aggiunge- lo ricordiamo con affetto e facciamo nostri i suoi insegnamenti portandoli avanti nell’attività che svolgiamo come componenti della Commissione speciale contro la criminalità organizzata. L’Europa e le sue istituzioni –conclude- devono proseguire nel cammino tracciato fin qui, intensificando il proprio operato per contrastare la criminalità e le sue ramificazioni in tutto il continente”.